Descrizione Progetto

Loghi degli enti finanziatori e del capofila di progetto

Scheda progetto

Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 Reg. (UE) n. 1305/2013, articoli 35, 55, 56 e 57.

Misura 16: Cooperazione

Sottomisura 16.1: Sostegno per la costituzione e la gestione dei gruppi operativi del PEI (Partenariato Europeo per l’Innovazione) in materia di produttività e sostenibilità in agricoltura

Denominazione partenariato (Costituendo G.O.): Valle Aterno Model Forest 

Titolo idea progettuale: Tartufi Biodiversità e Foresta (FOR.TA.BIO)

Soggetto Capofila dell’idea progettuale: LEAF LAB Società Cooperativa

Partner: Azienda agricola Giuliani Domenico, Azienda agricola forestale Turavani Giuseppe, Azienda agricola Cossu Marco, Azienda agricola Faraone Franco

Altre imprese: ILEX Italian Landscape Exploration di Alessio di Giulio

Università: Università degli Studi dell’Aquila – Dipartimento di Medicina Clinica, Sanità Pubblica, scienze della vita e dell’Ambiente

Localizzazione geografica: Regione Abruzzo, Provincia dell’Aquila

Territorio

L’area interessata dal progetto, dove lavorano le aziende del partenariato, si trova in un’area della Regione Abruzzo particolarmente vocata per produzione di tartufo. In molte aree boschive naturali della regione è stata riscontrata anche la presenza di tartufi pregiati: oltre l’80% delle tartufaie di Tuber magnatum in Abruzzo, si collocano in una fascia altimetrica compresa tra i 500 e 900 m s.l.m. (zona del teramano e basso Abruzzo) mentre nel caso del Tuber melanosporum, oltre il 70% delle tartufaie naturali censite nella regione, sono ubicate nella fascia altimetrica che va da 700 a 1000 m s.l.m. (prevalentemente localizzate in provincia dell’Aquila) mentre le specie T. aestivum e T. borchii sono ampiamente diffuse su tutto il territorio regionale.

Vista panoramica del territorio di Pedicciano (Fagnano Alto, AQ)

Criticità

Oltre ai noti problemi merceologici e commerciali, da un po’ di anni si sono riscontrati problemi legati alla produzione, in particolare dovuti alla perdita di produttività per diversi fattori ancora non del tutto chiari. Fra questi fattori si può annoverare il totale abbandono dei boschi e la scarsa e/o inadeguata gestione forestale. Attualmente le ricerche scientifiche che hanno avuto lo scopo di valutare quale sia la gestione forestale più adeguata alla salvaguardia della produzione delle diverse specie di tartufo sono state molto scarse e difficilmente trasferibili alla realtà locale abruzzese. I boschi sono gestiti con criteri selvicolturali spesso non adeguati a mantenere o migliorare la produttività e la biodiversità fungina. Le aziende coinvolte avvertono il problema non solo sotto l’aspetto economico ma anche come un’opportunità di valorizzare una risorsa attraverso la conservazione e la gestione.

I fabbisogni individuati sono riferibili principalmente ai fabbisogni del capitolo 4 del PSR:

  • 1B. Rinsaldare i nessi tra agricoltura, produzione alimentare e silvicoltura, da un lato, e ricerca e innovazione, dall’altro, anche al fine di migliorare la gestione e le prestazioni ambientali;
  • 4A. Salvaguardia, ripristino e miglioramento della biodiversità, compreso nelle zone Natura 2000 e nelle zone soggette a vincoli naturali o ad altri vincoli specifici, nell’agricoltura ad alto valore naturalistico, nonché dell’assetto paesaggistico dell’Europa;
  • 6A. Favorire la diversificazione, la creazione e lo sviluppo di piccole imprese nonché dell’occupazione;
  • 1A. Stimolare l’innovazione, la cooperazione e lo sviluppo della base di conoscenze nelle zone rurali.

Ricerca

L’innovazione che si intende introdurre è l’applicazione di modelli differenti di gestione forestale per valutare l’effetto di diradamenti mirati della copertura vegetale sulla produttività e diffusione del tartufo scorzone per identificare la strategia più efficace per salvaguardare la produzione naturale di questo prodotto e favorire il recupero di aree degradate non più produttive e migliorare la produttività di aree ancora produttive.

Le prove sperimentali saranno effettuate in 3 siti differenti omogenei per tipologia forestale. I siti saranno selezionati in base alla loro produttività reale e potenziale di Tuber aestivum; in particolare saranno selezionati in aree attualmente produttive o vocate ma non più produttive. A tal scopo ci si avvarrà della cartografia regionale tematica sul tartufo, allestita dalla regione con l’aiuto del gruppo di micologia dell’Università dell’Aquila e dalle indicazioni fornite dai tartufai locali aderenti.

In ogni sito d’indagine sarà selezionata un’area compresa fra 1 e 3 Ha, anche non continua, a seconda delle caratteristiche biotiche e abiotiche (pendenza, esposizione, copertura arborea ed arbustiva, regimazione idrica, ecc.) da suddividere in parcelle sperimentali. Per ogni area saranno allestite 9 parcelle sperimentali, il più possibili uniformi come superficie, suddivise in tre tesi sperimentali: 3 parcelle mantenute tal quali da considerare come controllo, tre parcelle in cui effettuare un diradamento della copertura arborea (max 300-400 piante/Ha) lasciando inalterata la componente arbustiva, tre parcelle in cui effettuare sia il diradamento della copertura arborea sia di quella arbustiva. Le parcelle saranno disposte secondo un disegno sperimentale a blocco randomizzato. Prima e dopo l’esecuzione dei lavori, nelle aree oggetto d’indagine, saranno effettuate approfondite analisi floristiche e vegetazionali, avvalendosi dell’utilizzo di un drone su cui sarà montata una camera multispettrale Parrot sequoia che misura la vitalità delle piante catturando la quantità di luce da esse assorbita e poi riflessa. Tali indagini multispettrali saranno condotte ad intervalli regolari di 2-3 mesi per tutta la durata del progetto.

Nel periodo estivo prima degli interventi di ripulitura del bosco sarà effettuato un campionamento radicale sperimentale su circa 10 piante per ogni parcella precedentemente definita. I frammenti radicali raccolti in ogni parcella e contenenti ectomicorrize saranno lavati per eliminare ogni residuo di suolo e contaminanti fungini extra-radicali, mescolati insieme e liofilizzati. Successivamente sarà estratto il DNA totale delle radici micorrizate da ciascun campione in triplicato (3 estrazioni da ciascuna parcella) e, dopo gli opportuni controlli di qualità, si procederà al sequenziamento massale tramite tecnologia Illumina Myseq. Questa tecnologia permette di rilevare la presenza di una specie fungina anche se in quantità limitata all’interno del campione ambientale. Analogo campionamento ed analisi molecolare sarà effettuato dopo 6-8 mesi dagli interventi sulla vegetazione negli stessi punti iniziali per verificare il loro effetto sulla diffusione del tartufo oggetto d’indagine nelle varie parcelle sperimentali.
La produttività delle aree oggetto d’indagine sarà valutata tramite sopralluoghi settimanali da parte dei tartufai coinvolti nel progetto e personale dell’università durante tutta la stagione produttiva, sia prima degli interventi di ripulitura all’inizio del progetto sia l’anno successivo in fase conclusiva. Tutti i dati molecolari, ambientali e di produttività saranno analizzati per verificare quale sia il modello di gestione forestale ottimale per la diffusione e la salvaguardia del tartufo scorzone nel territorio oggetto d’indagine.

La tipologia delle aziende interessate all’innovazione sono aziende che vivono e lavorano nell’area interessata dal processo partecipativo della Foresta Modello e per sopravvivere e lavorare in quell’area cercano di sviluppare forme di impresa multifunzionale. Sono tutte microimprese con nessun dipendente, ma tutte sono legate per diverse ragioni ad una forma di integrazione al reddito grazie al tartufo.

Obiettivi della ricerca

Obiettivo generale è quello di valutare l’effetto di diradamenti mirati e specifici della copertura vegetale sulla produttività e diffusione del tartufo scorzone per identificare la strategia più efficace per salvaguardare la produzione naturale di questo prodotto e favorire il recupero di aree degradate non più produttive. Creare modelli di sviluppo legati alle risorse forestali e ai servizi ecosistemici del bosco, come il turismo esperienziale. Verificare le modalità per rendere il bosco e le sue produzioni non –legnose, più resilienti rispetto alla crescente penuria d’acqua meteorica, legata ai cambiamenti climatici.

Obiettivi operativi consistono nell’identificare le modalità per una corretta gestione forestale che ripristini la produttività del tartufo e che migliori gli equilibri dell’ecosistema bosco aumentandone la biodiversità e la resilienza verso i cambiamenti climatici e di conseguenza la conservazione della produttività del tartufo. Definire le condizioni microclimatiche e di microhabitat ottimali per stimolare la produzione di tartufo scorzone.

Le aziende che attueranno nelle parcelle sperimentali le azioni previste, saranno oggetto di formazione attraverso applicazioni in cantieri dimostrativi che evidenzieranno le modalità di azioni, le specie sulle quali intervenire, intensità degli interventi e saranno coinvolte attraverso riunioni plenarie dove saranno aggiornate sui risultati della sperimentazione guidate dall’Università dell’Aquila.

Aderenza agli obiettivi del PEI-Agri – art. 55 Reg. (UE) n° 1305/2013

  1. Promuovere l’uso efficiente delle risorse, la redditività, la produttività, la competitività, la riduzione delle emissioni, il rispetto del clima e la resilienza climatica nel settore agricolo e forestale, lavorando per sistemi di produzione agro ecologici e operando in armonia con le risorse naturali essenziali da cui dipendono l’agricoltura e la silvicoltura.
  2. Contribuire all’approvvigionamento regolare e sostenibile di prodotti alimentari, mangimi e biomateriali, inclusi sia quelli esistenti che quelli nuovi.
  3. Migliorare i metodi di tutela dell’ambiente, mitigazione dei cambiamenti climatici e adattamento ad essi.
  4. Gettare ponti tra la ricerca e le tecnologie di punta, da un lato, e gli agricoltori, i gestori forestali, le comunità rurali, le imprese, le ONG, i servizi di consulenza, dall’altro.

Risultati attesti

  1. Identificare un protocollo di gestione sostenibile rispondente alle aree vocate a tartufo, che possa essere condiviso con i decisori politici per attivare un processo di salvaguardia di una biodiversità regionale unica in Europa.
  2. Formare gli operatori verso azioni responsabile della gestione forestale.
  3. Attivare azioni rispettose degli ecosistemi per combattere attivamente i cambiamenti climatici. 
  4. Rendere sostenibile anche sotto il profilo economico le attività in aree interne.

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